Il panino del tempo
Il tempo della storia, ovvero la storia come esperienza lineare del lettore
Ti ricordi del gambero quantico?
Quando raccontiamo una storia dobbiamo saperci muovere avanti e indietro nel tempo, costantemente. Per ogni passo avanti che facciamo, altri due passi indietro ci aiuteranno a vedere se stiamo andando nella direzione giusta o se veniamo da quella sbagliata!
Ti ho confuso le idee? Bene! A me piace pensare che uno scrittore semini dubbi piuttosto che certezze. Quando parlo di queste cose poi, mi sento come Doc di Ritorno al Futuro! Ragiona quadridimensionalmente, Marty!
Quando scriviamo una storia noi possiamo viaggiare nel tempo e nello spazio come vogliamo. La riavvolgiamo come una matassa, la sfilacciamo e la ricomponiamo.
Capita che mentre scriviamo cambiamo idea su un evento che volevamo far accadere o su un personaggio il cui destino ci sembrava segnato - magari pensavamo di farlo mettere KO dal killer, ma alla fine è belloccio, è caruccio, decidiamo di risparmiarlo anche se avevamo messo in conto la sua dipartita - e a quel punto dobbiamo aggiustare quello che abbiamo raccontato finora per rendere il cambiamento più 'sostenibile'.
In questo caso la sostenibilità non è data dalla carta riciclata o dal trasporto su gomme che possiamo risparmiare, ma dai rapporti di causa e di effetto che tengono insieme i punti più importanti di una narrazione. Se abbiamo scritto finora pensando di andare in una direzione e poi la cambiamo, stai per certo che dobbiamo rivedere quello che è stato scritto.
Ti faccio un esempio.
Se durante un dialogo ci esce fuori una battuta che vogliamo tenere, ma questa battuta è riferita a un evento che è successo in precedenza e il nostro protagonista avrebbe dovuto esserci, allora dobbiamo tornare indietro e inserire questo evento, chiarirlo al lettore.
Se decidiamo di salvare il personaggio che ci sta simpatico dal killer e tutto quello che abbiamo scritto fino adesso l'abbiamo scritto con l'idea che sarebbe stato messo al tappeto, dovremo valutare se quel cambiamento funziona o se bisogna tornare indietro per 'prepararlo' e rendere il personaggio meno vulnerabile o più sorprendente.
La storia, per noi che la scriviamo, è come un cerchio. Una spirale nella quale impariamo a muoverci con scioltezza (o dovremmo imparare a farlo!). Non dobbiamo mai dimenticarci, però, che per il lettore non è così.
La storia per il lettore è un'esperienza lineare, perché è 'distesa' lungo il suo tempo dell’esperienza, che diventa "il tempo della storia" che sta leggendo o vedendo, o sentendo... e sì, anche giocando se stiamo pensando alla video-ludica.
Quindi per tutti noi, quando siamo lettori di una storia, la storia assomiglia a un panino.
Sì, un panino. Un hamburger, un sandwich vegano, quello che preferisci. Io posso cominciare a mangiare la mia baguette dal centro, per esempio. E tu dal fondo, perché c'è un sacco di maionese che sta colando giù... eppure quel morso, per entrambi, sarà il primo morso. L'inizio della nostra cena.
Una storia non è diversa, io chiamo questo concetto 'il panino del tempo'. Puoi cominciare a raccontare una storia dalla fine, l'importante è che ti ricordi sempre che per il tuo lettore quella fine è il suo inizio.
Il panino del tempo è quantomai salutare, e anche salutare è piuttosto salutare, specialmente quando si rischia di diventare noiosi. Quindi io ti saluto.
(Ti mancava la mia frase di commiato?)
Ti aspetto fra le righe...
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