Sospesi nell'incredulità
Alla base di tutta la comunicazione c'è un rapporto di fiducia tra scrittore e lettore, e c'è una coerenza che va creata perché questa premessa diventi anche una promessa mantenuta.
La ferita non le faceva male. La punta del coltello non tagliava quanto il freddo di quel mattino d'inverno.
La nebbia fitta che era scesa quella mattina davanti a casa l'aveva convinta che sarebbe stato bello lasciarsi avvolgere da tutto quel candore. D'altronde la nebbia, per chi c'è cresciuto dentro, è un'amica ritrovata che rende le giornate dicembrine
meno fredde. Le sembrava quasi una coperta che il mondo si era rimboccato addosso sornione, come faceva lei quando non si voleva svegliare. Specialmente la nebbia di giorno, che era un'ovatta morbida e umida, come quell
a nella quale lei si era lanciata per una breve corsa di allenamento. Non immaginava che sarebbe diventata anche una prova di difesa personale. Il secondo fendente si pianto nel cappuccio della tuta, sfiorando la gola senza nemmeno graffiarla. Lei ne approfittò per girarsi velocemente su se stessa sfruttando la mano guatata del suo assalitore ancora impicciata nella felpa, gli afferrò il braccio e con tutta la forza che aveva in corpo vi fece leva piegandolo fino a che non lo sentì spezzarsi contro il suo ginocchio.
Solo a quel punto si rese conto che il suo assalitore non indossava dei guanti, solo quando vide il braccio piegarsi in modo innaturale e poi ricomporsi sotto i suoi occhi capì che quello che credeva essere un coltello d'assalto era un artiglio e che tutta la storia sui demoni e sul profumo di santità forse era vera.
Curiosa? Forse hai letto questi primi paragrafi con maggiore partecipazione di altri che lo stanno facendo in questo stesso momento, forse sei rimasta spiazzata dalla piccola svolta soprannaturale del finale oppure non ti ha colpito particolarmente, ma qualcosa in te si sta chiedendo cosa succederà dopo, perché la protagonista è così abile nel combattimento e - accidenti! - anche a te piace la nebbia di certe mattine d'inverno. Sembra quasi di vederla!
Sei mai uscita di casa per cercare di toccare la nebbia?
Il piacere e il trasporto che proviamo fruendo una storia, quando seguiamo i protagonisti nel loro percorso, quello che ci permette di dimenticarci per un attimo che stiamo 'solo leggendo' o 'solo guardando' - o come mi piace dire 'solo giocando' - è una delle caratteristiche principali della magia delle storie.
Quando non ci fermiamo per chiederci: "che cavolo stai dicendo, Bortolotti?" E invece seguiamo la storia e ci lasciamo trasportare, stiamo costruendo un rapporto tra narratore e narratario, tra scrittore e lettore.
Questa cosa fantastica spesso viene anche chiamata 'patto narrativo'. Il 'patto col lettore' che costituisce le fondamenta della magia delle storie e che è composto da una semplice clausola: la sospensione d'incredulità.
Nota biografica: si chiamava così il mio primissimo tentativo di blog, quando ancora i blog li miniavano gli amanuensi, nel medioevo dell'Internet… e non era un caso.
Senza la sospensione d'incredulità non c'è storia, non c'è trasporto, c'è solo qualcuno che cerca di raccontarti una cosa e dall'altra parte qualcun altro che ti fa la punta alla penna ogni quattro parole. Questa cosa non è possibile, quest'altra non esiste, questa invece è fuori dall'ordinario…