Il KING degli scrittori polari
La scorsa settimana ho introdotto il concetto di 'scrittore polare' e oggi voglio parlarti del primo tra quelli che ho scelto per il 'ROMANZO CAPOVOLTO'.
Scrivere un romanzo - come tutto quello che si fa scrivendo, - è un processo di apprendimento.
Un percorso di conoscenza che ci può portare dove non avremmo mai immaginato... anche se sappiamo benissimo dove arriveremo alla fine del viaggio.
Be', più o meno. Quasi sempre è così. Circa. 😉
La scorsa settimana ti ho parlato degli scrittori polari che ho scelto per il nostro 'ROMANZO CAPOVOLTO', il romanzo che sto scrivendo mentre ti spiego come lo scrivo.
Ok. Prendiamola come al solito alla larga.
In molti aspetti della nostra vita può aiutare avere qualcuno che ci aiuti a piazzare l'asticella morale o performativa: qualcuno a cui guardare quando abbiamo bisogno di una guida e di un confronto.
Gli stoici, filosofi dell'antichità che ammiro al punto da seguirne ormai da anni molti dei precetti, avevano questa idea del Saggio.
Si immaginavano di doversi confrontare con uno o più grandi personaggi, viventi o meno, non in senso competitivo come spesso la nostra contemporaneità ci spinge a guardare ai buoni esempi (i competitor e i benchmark, come a volte li chiamiamo), ma in senso cooperativo.
Così Zenone o Cleante, chiedevano idealmente aiuto a Socrate (che era già morto da un po’) e al suo più alto esempio di condotta per ispirarsi a essere migliori in situazioni difficili come nella pratica filosofica di tutti i giorni.
Ora, nel nostro caso, siccome parliamo di scrittori, ci concentreremo sulla scrittura e non sulla vita di queste persone (vite spesso comunque affascinanti) e cercheremo di imparare da come scrivono, dal rapporto che costruiscono con il lettore attraverso la pagina, dalle scelte più o meno coraggiose che fanno dal punto di vista narrativo, linguistico, strutturale.
Nel primo esempio di stesura che ti ho fatto in questa Fase 5 - VERIFICO del MODELLO S.C.R.I.V.O. (qualcuno ha indovinato, bravi!) ho scelto di cominciare con una prosa che mi ha ispirato Stephen King.
Come dici? Non assomigliava affatto a una pagina scritta da Stephen King? Bene! È proprio così che dovrebbe funzionare lo scrittore polare.
Non dobbiamo copiare o imitare gli scrittori che pensiamo potrebbero raccontare la nostra storia, ma dobbiamo farci ispirare da questi. Raccogliere alcune cose che loro hanno lasciato per strada e che da lettori ci hanno colpito e sembrano utili al nostro caso.
King è tendenzialmente uno scrittore paratattico. Non gli piacciono le frasi brevi. Il suo stile è molto descrittivo.
Una necessità, dovendo spesso far immaginare al lettore cose che non esistono e, non potendo rievocarle con poche parole di passaggio, preferisce accompagnarci nel suo mondo coccolandoci coi dettagli.
King è provinciale in un senso che amo molto. Quando lui ambienta le sue storie il Maine diventa un universo parallelo di cui lui e le sue creature sono padroni assoluti, ma quello è comunque il Maine, anche se nel nostro Maine non c'è alcuna Castle Rock, o Derry, o Jerusalem's Lot.
Mi diverte sempre pensare che ci sono una decina di Castle Rock negli Stati Uniti, ma nessuna nel Maine.
King ama la provincia perché per il suo tipo di 'paura' gli sembra più adatta della grande città. Questa è stata la mia scelta per raccontare la storia della Morte che indaga su una serie di omicidi ancora prima di pensare che King potesse essere uno dei miei scrittori polari per questo progetto.
Un'altra caratteristica della narrativa di King che può essermi utile è il suo particolare modo di Salvare il Gattino, tra i suoi personaggi ce n'è sempre uno con cui il lettore entra in empatia immediata, pensiamo a Wendy in Shining.
E poi ci sono i bambini. Quando parlo ai miei studenti del genere horror (in sceneggiatura) scherzo sempre dicendo che i bambini sono negli horror perché... fanno paura!
In parte è proprio vero. I bambini sono i nostri cuccioli, siamo programmati geneticamente per proteggerli e accudirli, ma quanta paura fa un bambino che improvvisamente sente e vede cose che noi non vediamo? Questo, sempre per restare sull'esempio di Shining.
I bambini di King fanno paura al bambino che è nel lettore perché una parte di noi torna a un tempo in cui i mostri esistevano e si celavano nell'ombra, dietro agli angoli.
Nella complessità delle infanzie ferite di tutti noi, King apre la crepa dell'impossibile e libera l'abisso perché scorrazzi in giro dandoci brividi che non ci aspettavamo.
Dunque, ricapitolando: ci prendiamo qualche frase in più per l’atmosfera soprannaturale, ambientiamo la storia in provincia, e cominciamo coi bambini... mi suona difficile scrivere un romanzo sulla Morte senza un po’ di orrore.
La scrittura di King ha certamente degli aspetti (e dei temi) che possono essermi molto utili nella stesura del romanzo capovolto, ma che dire degli altri scrittori polari che ho scelto? Ne parliamo la prossima!
Ti aspetto tra le righe… e il 29 luglio alle 21:00 al Parco dei Giardini di Corticella (BO) per lo spettacolo STORIE DI PASSAGGIO insieme a Riccardo Cesari.