Come sta procedendo questa domenica di inizio novembre?
Le foglie sono cadute dagli alberi e hanno coperto con un manto dorato il viale davanti a casa? Il vecchio che abita di fianco a te ha dismesso anche quest’anno i sandali brontolando del fatto che una volta le scarpe le metteva solo quando c’era neve? La vicina di casa che ogni tanto intravedi dalla finestra - quella del palazzo di fronte, proprio lei, - continua a sorriderti quando tira le tende prima che arrivi a casa la sua ragazza?
E questa mattina, qual è il primo sapore che hai sentito in bocca? Era quello dei cereali al miele, quello del caffè nero, oppure era un sapore che non ti aspettavi? Qualcosa che ti ha dormito in bocca fino a che non hai arrancato verso il bagno per fare la prima pipì.
Come dici? Lo scrittore è diventato matto? Ti incoraggio a esplorare questa parola e sfidarla.
Il tizio che ha inventato la ruota era un matto oppure un genio? Immaginalo sul suo yacht jeffbezosiano (grandissimo e costoso). È in costume da bagno di pelle, con la sua clava dorata tempestata di diamanti e le sue pecore che pascolano a poppa. Voglio dire: ha inventato la ruota e gli davano del matto!
Oppure, diremmo, ha visto qualcosa che altri non avevano visto prima.
Ok, ti dirò la verità: il tizio che ha inventato la ruota è morto parecchio tempo prima dell’invenzione del denaro e degli yacht (non ti commuovere, adesso, ormai è andato).
Un po’ di follia è quello che serve se si vuole guardare il mondo con altri occhi. Noi siamo prigionieri del nostro punto di vista e l’unica cosa che possiamo fare è esercitarci a immaginarne di nuovi. È negli occhi degli altri che si specchiano i dettagli che rendono la nostra realtà reale.
Il lungo preambolo - che potrebbe essere un ottimo titolo per un mio saggio, - te l’ho servito per ricordarti quanto siano importanti questi dettagli. Qualcuno diceva che il Diavolo ci ha preso residenza. Nei dettagli c’è molto di più, perché i dettagli sono la parte per il tutto, sono come delle macro per un programma.
Hai presente quelle combinazioni di tasti che permettono a un software di fare un’operazione anche molto complessa, che però noi possiamo far eseguire in un gesto? Ecco, con i dettagli, quando raccontiamo, noi facciamo la stessa cosa!
Evochiamo una parte per il tutto. Come se facessimo una sineddoche, una figura retorica che con l’utilizzo di una parola ci fa parlare di molto di più. Per esempio quando scrivo ‘la sua spada era sempre schierata a difesa dei più deboli’ intendo tutto lo spadaccino, ovviamente. Mica solo la spada! Altrimenti sto parlando di una spada magica e un po’ ribelle che si fa gli affari suoi mentre lo spadaccino non guarda. Uhm, questa me la devo segnare.
Un dettaglio si apre come un ventaglio nella testa del lettore, scatena domande. E le domande sono le migliori amiche delle storie.
Il dettaglio è una tessera del domino che scatena una reazione a catena sulla tavola della fantasia, portando ad aggiungere elementi al discorso senza aggiungere una parola in più; elementi che addirittura neanche noi sapevamo di trovare… dettagli che aiuteranno ad avere un’esperienza più vivida della narrazione.
Non sempre i dettagli aiutano il racconto, a volte, quando siamo troppo specifici rischiamo di allontanare alcuni lettori.